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Il sogno dell'associazione PDF Stampa E-mail
Scritto da db2   
Sabato 28 Febbraio 2009 00:00
Come ama ripetere spesso il nostro Rettor Maggiore, don Pascual Chavez, noi siamo figli di un sognatore. Quel sogno ancora oggi vive ed è presente in tutte quelle persone, consacrati e laici, che in più di 130 Paesi nel mondo, operando secondo lo spirito salesiano, sorreggono la loro azione con l'ottimismo.
 
Anche la nostra Associazione è nata da un sogno, un grande sogno: essere 2000 nel anno 2000.  Tutto ebbe inizio presso il centro salesiano di Valsalice - Torino, l'8 dicembre 1982, grazie a un gruppo di giovani che si unì a don Gianni Moriondo, allora direttore dell'oratorio, con il proposito di svolgere un servizio educativo a favore dei ragazzi, soprattutto di quelli più poveri di risorse economiche, culturali e sociali. 
5 le scelte fondamentali:
1. LA SCELTA DEI RAGAZZI E DEI GIOVANI: perché sono i piccoli, nel mondo di oggi, frastornati da mille richiami superficiali ed egoistici, perché spesso sono soli, perché il loro domani può dipendere dagli incontri di oggi.
2. LA SCELTA DELL'EDUCAZIONE: perché ogni rapporto educa, il gioco, lo sport, l'amicizia sono momenti formativi, perché il metodo formativo di Don Bosco è efficace oggi come ieri, perché non si tratta di fare ma di aiutare a crescere con serenità ed equilibrio.
3. LA SCELTA DEL VOLONTARIATO: perché, donando, si riscopre la generosità, la solidarietà, perché il dono disinteressato arricchisce chi lo compie e testimonia che l'amore è possibile.
4. LA SCELTA DEL TERRITORIO: perché si vuole essere presenti nella società, tra i ragazzi, in mezzo a loro, nel quartiere, nei cortili, nelle piazze, perché non si intende essere una struttura a parte, ma parte della stessa realtà sociale.
5.LA SCELTA DEGLI ULTIMI: perché una grande quantità di ragazzi è esclusa da strutture e da gruppi, perché anche ad essi sia offerta una opportunità, perché nella società di oggi si possano sentire protagonisti.
 
Ancora oggi don Gianni, ora direttore del 1° oratorio di Don Bosco, quel manipolo di giovani volontari ormai adulti, e molti altri ancora che nel tempo si sono uniti a loro, in oratorio o nei Mondi, vivono la propria vita e dedicano molto del  loro tempo al servizio dei giovani,  della loro educazione e formazione, per la salvezza delle loro anime, come non si stancava mai di ripetere Don Bosco (Da mihi animas, cetera tolle).
Operano in una società in cui spesso manca il senso profondo della vita; in molti casi tristezza e negatività hanno la meglio e le cronache dei quotidiani e dei telegiornali lo dimostrano. Nel mondo del consumo, il negativo è l'unico elemento da porre in risalto affinché poi si possa offrire al consumatore il positivo, la medicina, la soluzione da acquistare, ovviamente.

Il  pensiero salesiano verso la vita che invece è un pensiero positivo che nasce dalla fede nel Signore della vita.
In questa luce anche l'impegno e la fatica, la mancanza di risultati acquistano il senso profondo di chi sa che la sua azione non gli appartiene personalmente, ma che sta prestando se stesso perché Dio possa manifestarsi e compiere la Sue opere. Questo è ciò che fa la differenza, questo è ciò che anima i tanti volontari dell'Associazione.
Don Bosco intitolò la sua opera a san Francesco di Sales, il santo vescovo di Ginevra, riconosciuto universalmente come modello di mitezza, di carità apostolica, di zelo missionario, di semplicità nei rapporti con Dio, con il prossimo, e da lui accolto come maestro di quella spiritualità tipica riconosciuta oggi come “salesiana”. Scriveva un anonimo articolista sull'Armonia il 2 aprile 1849:  «Uno zelante sacerdote ansioso del bene delle anime si è consacrato interamente al pietoso ufficio di strappare al vizio, all'ozio ed all'ignoranza quel gran numero di fanciulli, i quali abitanti in quei contorni, per le strettezze o l'incuria dei genitori, crescevano purtroppo sprovvisti di religiosa e di civile coltura. Quest’ecclesiastico, che ha nome don Bosco, prese a pigione alcune casucce ed un piccolo recinto, si è recato ad abitare in quel sito, e vi ha aperto un piccolo oratorio sotto l'invocazione del gran vescovo di Ginevra, S. Francesco di Sales; egli ha cercato di attirarvi quei poveri giovani...». 
E sono ancora i giovani, quelli di oggi, a più di 150 anni di distanza, i beneficiari  di quello straordinario spirito, nato da un sogno, vivo nei tanti volontari che dedicano il loro tempo, la loro vita al servizio dei ragazzi,  nelle innumerevoli attività proposte, spesso semplici scintille divenute realtà grazie a un impegno instancabile.

Una di queste, ad esempio, partita quest'anno senza clamori, ma che a piccoli passi si sta ritagliando un suo spazio importante nella vita dell'Associazione, è la preghiera mensile nella Basilica di Maria Ausiliatrice ogni secondo giovedì del mese, che ripercorre i temi fondamentali della spiritualità salesiana, una spiritualità del quotidiano, che propone la vita ordinaria come luogo d'incontro con Dio. Don Bosco aiutò i ragazzi procurando loro un lavoro onesto e dignitoso, un piatto di minestra, vestiti puliti, i libri necessari per l'istruzione e i mestieri, ma soprattutto li aiutò a crescere nella spiritualità interiore, una spiritualità profondamente attiva. Il suo oratorio era una dimensione interiore intrecciata con la vita spirituale di ognuno, dalla quale scaturiva poi tutto il resto, e la preghiera mensile vuole essere felice emanazione di questo, con un unico grande desiderio: che sopravviva alle difficoltà che sicuramente si affacceranno col tempo e diventi colonna portante nella vita dell'Associazione; un momento insostituibile di ritrovo che sia sincero e autentico cammino verso colui che è “oggetto” del nostro amore, del nostro agire: Dio.
La spiritualità salesiana, al centro della preghiera del giovedì, è anche la spiritualità dei sognatori, di coloro che non abbandonano e non abbandoneranno mai gli ideali e i progetti di cambiare il mondo. C'è quindi un altro grande desiderio che, insieme a quest'ultimo già in parte realizzato,  sarebbe bello coltivare e rendere vero, che ripercorrerebbe anche qui fedelmente le orme lasciate dal nostro padre e maestro: la nascita di un gruppo missionario DB2, che segni un solco e dia il via a un progetto duraturo. La dimensione missionaria è un tratto caratteristico di Don Bosco. La graduale rivelazione e intuizione del suo carisma apostolico lo ha portato a dilatare sempre più l’orizzonte della sua opera fino ad abbracciare tutto il mondo. Don Bosco vede la missione salesiana in continuità con il mandato di Gesù di evangelizzare tutti i popoli. 
Man mano che cresce in lui la conoscenza delle necessità della Chiesa e del suo impegno missionario, si lascia coinvolgere con passione dalla premura per i popoli non ancora evangelizzati e in particolare per la gioventù povera e abbandonata di ogni paese del mondo. Don Bosco è uomo di Chiesa che Dio ha investito di un carisma universale. “Cercate anime… salvate molte anime nelle missioni!” È questo il suo pressante invito ai figli che partono verso le terre lontane.

E allora perché non cogliere questo invito e provare a pensare a un gruppo di giovani vogliosi di mettersi in gioco, di aiutare il prossimo anche solo per poche settimane, dando vita a un progetto che potrebbe coinvolgere negli anni avvenire decine di ragazzi? 
E' un'idea forse troppo grande ma che non spaventa: siamo sì o no figli di un sognatore?!? E allora non smettiamo mai di sognare e non poniamo limiti alla Provvidenza perché è  proprio coltivando i sogni che si esprime la propria fiducia in essa.
Ci proveremo, come sempre, con tanto entusiasmo e amore per i giovani, sicuri di una cosa: Don Bosco ci aspetta tutti in Paradiso!
 
Grazie di cuore, con affetto
Alessandro Pardi - presidente dell'Associazione Don Bosco 2000
Ultimo aggiornamento Martedì 13 Dicembre 2011 12:56
 

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